Archivio Cinema del Friuli Venezia Giulia
Un archivio film tra i monti e il Tagliamento
L’occasione di realizzare un Archivio per i film suscita l’immagine di un edificio senza finestre, chiuso, un’architettura introversa, silenziosa.
L’obiettivo è quello di creare un grande contenitore climatizzato, a tasso di umidità (30%) e temperatura controllate (4°C), destinato a contenere le numerose pellicole che la “Cineteca del Friuli” ha accumulato e continua ad accumulare.
La specificità della committenza che ruota attorno al “mondo delle pellicole”, ha arricchito il programma funzionale: non solo un ‘frigorifero’ con uffici, laboratorio, sala riunioni ma l’edificio doveva anche comunicare, rappresentare, dare forma al luogo della conservazione. Da qui l’idea di progettare un edificio “sarcofago” che contiene all’interno due volumi, uno destinato all’archivio vero e proprio, l’altro a tutte le attività correlate ad esso. I due edifici sono separati da una piccola corte e racchiusi nel “recinto” che li ingloba a tutta altezza.
Il recinto è composto da un grande zoccolo con un forte accento materico fatto in calcestruzzo dilavato su cui poggia una superficie traslucida in elementi verticali di vetro, sorretta da una struttura metallica. Una lanterna che di giorno lascia gioco alla luce del sole di entrare e di rivelare i due edifici racchiusi all’interno.
E’ la corte centrale priva di materia e di funzione, tanto che non puoi attraversarla perché occupata da una vasca d’acqua e sassi, ma solo girarci attorno, il perno organizzatore degli ingressi e del percorso perimetrale interno.
Qui, in questo spazio aperto che inquadra il cielo, i due volumi si misurano e contrappongono, mostrano la loro peculiare natura, silenziosa e imponente con pareti continue in calcestruzzo a vista quella del deposito/archivio, ricca di relazioni spaziali quella dell’ edificio degli uffici/laboratori, la cui ampia apertura vetrata rivolta verso la vasca, rompe la severità delle pareti in calcestruzzo.
Il carattere monocromatico dei materiali che si succedono svela la coincidenza materiale di struttura e forma (calcestruzzo, vetro, acciaio) e si confronta con una improvvisa proposta del colore già nei portoni d’accesso (omaggio al regista Antonioni), per poi entrare e modulare i vani interni degli uffici/laboratori.