Convitto San Tommaso d'Aquino
Reportage fotografico dell'intervento dello Studio Passarelli nel convitto San Tommaso d'Aquino in via degli Ibernesi a Roma.
Fotografie di Emiliano e Lorenzo Zandri / ZA².
Il progetto dello Studio Passarelli, risalente al 1963, riguarda l'inserimento di un pensionato per studenti sacerdoti in un complesso formato - digradando dall'alto - dall'Angelicum, una terrazza, un volume orizzontale, un giardino ed una corte.
Dopo aver attraversato l'ingresso su Via degli Ibernesi, desta particolare interesse la piccola cappella al piano terreno: in uno spazio limitato e nudo si impone una tribuna costruita in cemento armato faccia vista, a sbalzo rispetto ad un pilastro volutamente fuori scala rispetto alle dimensioni spaziali. Il proposito dello studio è quello di infondere nei fedeli un maggior grado di concentrazione.
L'altare, semplice nelle forme e spoglio nell'ornamento, sembra essere solamente una sporgenza del muro. L'illuminazione è affidata a lampadine a vista.
Dalla corte inferiore, un ascensore cilindrico, sempre in cemento armato faccia vista, accompagna compositivamente la vetrata e la scala rettilinea a più rampe, e conduce fino al chiostro superiore, porticato sui tre lati. Un'ulteriore salita, conduce al refettorio nel basamento del Colleggio superiore, collegato al resto del complesso. L'arredo, a cui lo Studio dedico particolare attenzione, è composto prevalentemente da mobili poverissimi, talvolta usati e vecchi, e testimoniano una coerenza generale di progetto.
L'intervento dello Studio Passarelli, come scrive anche Giorgio Muratore, è di piccole dimensioni ma di grande respiro compositivo e testimonia una particolare attenzione da un lato ai problemi legati al sito, e di quelli legati al dettaglio, dall'altro.
Il progetto si configura come un'addizione funzionale al Complesso dell'Angelicum, realizzato sempre dallo studio trent'anni prima. La brillante risoluzione alle complesse difficoltà distributive e funzionali non cede a compromessi ma si confronta in maniera convincente con il ricco contesto storico. Lo stile brutalista pare qui essere addolcito dall'ultima lezione di LeCorbusier, dagli esempi di De Carlo e Scarpa, e di quelli anglosassoni, facendo respirare a Roma un'aria architettonica internazionale.