ROMA INTERROTTA [another point of view]
Roma Interrotta [a.p.o.v.] nasce come una personale interpretazione degli interventi sulla Pianta di Roma del Nolli, ad opera di P. Sartogo, C. Dardi, A. Grumbach, J. Stirling, P. Portoghesi, R. Giurgola, R. Venturi, C. Rowe, M. Graves, R. Krier, A. Rossi, L. Krier, per il progetto Roma Interrotta del 1978.
A quaranta anni dalla prima esposizione ai Mercati Traianei, un altro punto di vista delle visioni utopiche proposte dai dodici architetti, attraverso le incisioni di Piranesi.
Nel 1748 Giovanni Battista Nolli presenta a papa Benedetto XIV la sua Nuova Pianta di Roma, dodici tavole di incisioni in cui la città viene sezionata dalle fondamenta ai tetti: 1320 luoghi di interesse speciale, 114 piazze, 311 palazzi, 326 chiese, acquedotti e archi, antichità, fontane rinomate, cappelle, oratori, monasteri, ospedali…Tutto questo per una città di centocinquantamila persone.
La Pianta del Nolli è di fatto l’ultimo documento di pianificazione urbanistica coerente di Roma e, nel 1978, di fronte all’inerzia e speculazione fondiaria che hanno formato il volto attuale della Città eterna, Piero Sartogo e gli Incontri internazionali d’arte propongono di ripartire proprio dallo storico documento per riprogettare Roma lavorando per sottrazione/addizione/sostituzione.
Nasce così Roma interrotta, un’idea che ha coinvolto dodici architetti di fama internazionale invitati a proporre una personale riproggettazione della città, lavorando ciascuno su una delle dodici tavole del Nolli.
Roma Interrotta [a.p.o.v.] vuole dare un altro punto di vista rispetto alle visioni utopiche del '78. Gli elaborati cercano di tener conto del background architettonico degli architetti e dell’approccio adottato sulla Pianta del Nolli, ma sono liberamente contaminati dalle suggestioni durante la fase di studio.
La scelta delle incisioni di Piranesi come base comune per le restituzioni grafiche, rappresenta l’immagine di Roma più vicina a quella del Nolli.
Queste incisioni sono il filo conduttore di una serie di progetti non collegabili tra loro e che utilizzano linguaggi architettonici diversi. L'unico elemento che li lega e necessità di aprire un dibattito: l'utopia come mezzo concreto da testare nella realtà, perchè a volte per progettare il possibile bisogna pensare all'impossibile.