Edicole Funerarie
Reportage by Ettore Moni.
Ho da sempre nutrito un particolare interesse nei confronti di tutto ciò che riguarda il rapporto tra l'uomo ed il paesaggio e, in particolar modo, nei confronti di ogni forma di antropizzazione dello spazio.
Con questo progetto ho voluto spingere il mio indagare sino al limite assoluto di questo concetto: le edicole funerarie, infatti, altro non sono che l’estremizzazione di ciò che più comunemente intendiamo “casa”. E questo non solo mi ha permesso di scoprire una vera e propria “architettura di genere” che segue le tendenze e i dettami stilistici del momento, nonché i gusti personali del committente; ma anche di sviluppare tutta una serie di considerazioni personali e particolari che possono essere estese al generale. Una su tutte il bisogno intrinseco che ha l’uomo di rivendicare, post mortem, una presunta condizione di privilegio, economica o sociale, del tutto proporzionata all’altezza dell’edificio e alla complessità dell’insieme compositivo, peraltro in completa dissonanza con quelli che sono i più comuni dogmi religiosi di umiltà e di povertà.
Che si tratti di un ultimo tentativo di ipoteca sul ricordo? Una sorta di richiesta di prelazione sull’eternità? Oppure di un semplice sigillo simbolico a garanzia di una condizione di superiorità, talvolta autoaffermata senza nemmeno troppo gusto? Un edificare edificante per chi resta e per chi se ne va?