Cittadella di Alessandria
Il problema della cittadella di Alessandria è la sua dimensione. La cittadella è troppo grande per la città che l’accoglie, adeguata solo al ben più ampio territorio che doveva proteggere. La cittadella sembra richiedere un intervento attento alla sua eccezionalità, sembra imporre un certo grado di esagerazione.
La cittadella può agire come eterotopia a scala territoriale, offrendo alla regione compresa tra Genova, Milano e Torino opportunità non ancora incluse nella sua offerta metropolitana.
Proponiamo di trasformare il complesso in un centro termale completo di funzioni accessorie quali albergo, centro congressi, centro benessere. Al recupero del quartiere San Michele come albergo e centro congressi, dell’Armeria come galleria commerciale, e del palazzo del Governatore come centro benessere, si affianca la realizzazione di un nuovo edificio termale interrato, che occupa l’intera area della piazza d’armi con la sua liscia copertura di pietra. L’intervento definisce l’ampio spazio rettangolare della piazza d’armi come luogo esplicitamente urbano, pubblico.
La piastra, alta un metro più dell’attuale quota del suolo, contiene una grande piscina all’aperto [100x55 m]. In inverno, la vasca di acqua calda lascia emergere una colonna di vapore che, nelle giornate senza nebbia, segnala la presenza della cittadella nella campagna circostante. I bagnanti vagano nella vasca senza vederne i bordi, perduti per qualche minuto in un regno d’ombre.
Le terme si sviluppano nel sottosuolo, attorno ad una grande sala absidata [20x56x12m] su cui affacciano, come palchi, le piccole camere con le differenti vasche. Una rampa di discesa dà accesso alle stanze con le vasche. Le terme, come le grandi terme imperiali romane, sono edifici popolari, per nulla esclusivi, con percorsi diversi e un programma vario. Sono un luogo affollato, prezioso ma non elitario, rumoroso, urbano.