La Chiesa al Villaggio Eni di Borca di Cadore
(text by Anna De Salvador, translation by Anna Dal Pont)
It was 1954 when the architect Edoardo Gellner found in the southern side of Mount Antelao the perfect scenario for the construction of the holiday Village of the Eni group, whose head was, at the time, Enrico Mattei.
The Village’s conception is an operation that, in the eyes of the visionary entrepreneur has, above all, a social value. The establishment was to become a medium, a link, between the hydrocarbons-producing company and the rest of the world: a representative place which was going to express the ideas of progress and modernity that were Eni’s signature in the 50s. Mattei identifies in Gellner the most suitably personality to give voice to these planning requirements.
Edoardo Gellner, born in Abbazia in 1909, carried out his studies in Vienna and Venice, where he graduated in architecture in 1945. Among his mentors Josef Hoffmann, leading figure of the Vienna Secession, and Carlo Scarpa, Venetian architect and designer. The opportunities of the post WWII period took Gellner to Cortina, and there he became an expert in architecture on mountain sites, a role that was going to give him the chance to experience as an active participant the buzz linked with the 1956 Winter Olympics.
The trust that Mattei placed in Gellner allowed the architect to plan his project using an architectural register which didn’t formally evoke the rustic architecture of a mountain area: he expressed innovation instead, morphing the construction site into a downright technological lab. The result is an urban workshop, architectural and structural, which offers numerous solutions to different planning scopes.
THE CHURCH
The discretion of the cottages lets the collective building’s volume come to light. The preponderant position of the whole project is taken up by the Church, situated on a rise at the top of a covered ramps pathway with steps made of granite and wood. The Chruch of Nostra Signora del Cadore (Eng.: Our Lady of the Cadore) displays all of its verticality through the equilateral triangular shape and a bell tower that, with its high steel steeple, gives lightness and equilibrium to the entire composition, becoming a clear impression on the landscape.
For this project, Gellner requested, in September 1956, architect Carlo Scarpa’s collaboration. The Venetian master cooperated on the artistic side, merging with Gellner’s planning: the result was going to be an absolute architectural production which involves architecture, landscape and décor.
The structure of the Church is made of a sequence of trusses braced by asymmetrical steel tie-rods, and supported by cement pillars. This structural solution dictates the nave-and-aisles layout, and allows to introduce two lateral bands of glass that run counter to the pitched roof and the concrete of the earth connections. The large windows see that nature comes into the Church, establishing an almost Franciscan relationship between landscape and architecture. The only touch of colour inside the Church is provide by the chandeliers in green and orange-tinted Murano glass, designed by Scarpa. Scarpa’s touch is easy to see in the design of the pews, of the altar and the entrance portal as well.
The most important location in the religious compound is definitely the church yard; the entire Village could be seen from here, before the woods swallowed the settlement. The church yard is paved with tree stumps drowned in cement: the continuous harmony and juxtaposition between natural and manmade materials is the leading characteristic of the project. The Church was consecrated to worship in August 1961.
(scheda a cura di Anna De Salvador)
E' il 1954 quando l'architetto Edoardo Gellner individua nel versante sud del Monte Antelao lo scenario per la costruzione del Villaggio vacanze del Gruppo Eni, presieduto allora da Enrico Mattei.
L'ideazione del Villaggio è un'operazione che, agli occhi del lungimirante imprenditore, ha soprattutto una valenza sociale. L'insediamento dovrà essere un medium fra la società di idrocarburi e il resto del mondo: un luogo di rappresentanza che esprima le idee di progresso e di modernità proprie di Eni negli anni cinquanta. Mattei individua in Gellner la figura adatta per dare voce a queste esigenze progettuali.
Edoardo Gellner, nato ad Abbazia nel 1909, studia a Vienna e Venezia, dove si laurea in architettura nel 1945. Fra i suoi maestri Josef Hoffmann, esponente di spicco della Secessione viennese e Carlo Scarpa, architetto e designer veneziano. Le opportunità del primo dopoguerra portano Gellner a Cortina, qui diventa uno specialista dell'architettura di montagna, ruolo che gli permetterà di vivere da protagonista il fermento legato alle olimpiadi invernali del 1956.
La fiducia che Mattei ripone in Gellner permette all'architetto di progettare utilizzando un linguaggio
architettonico che non rievoca formalmente l'architettura rustica di montagna: esprime l'innovazione trasformando il cantiere in un vero e proprio laboratorio tecnologico. Il risultato è un'officina urbanistica, architettonica e strutturale che offre svariate soluzioni a differenti scale progettuali.
LA CHIESALa discrezione dei villini lascia emergere i volumi degli edifici collettivi. La posizione predominante dell'intero progetto è occupata dalla Chiesa, collocata su un'altura quale culmine di un percorso a rampe coperte con scalini in granito e legno. La Chiesa di Nostra Signora del Cadore manifesta tutta la sua verticalità attraverso la forma di triangolo equilatero ed un campanile che, con l'alta guglia in acciaio, dona leggerezza ed equilibrio all'intera composizione diventando un segno evidente nel paesaggio.
Per questo progetto Gellner chiede, nel settembre del 1956, la collaborazione dell'architetto Carlo Scarpa. Il maestro veneziano collabora per la parte artistica fondendosi con la progettazione di Gellner: ne risulterà un'opera architettonica totale che coinvolge architettura, paesaggio ed arredo.
La struttura della Chiesa è costituita da una sequenza di capriate controventate da tiranti asimmetrici in acciaio e sostenute da pilastri in cemento. Questa soluzione strutturale detta la composizione planimetrica a navata centrale con navatelle laterali e permette di introdurre due nastri di vetro laterali che si contrappongono alle falde del tetto e al calcestruzzo degli attacchi a terra. Le ampie finestre fanno in modo che la natura entri all'interno della chiesa instaurando un rapporto quasi francescano fra paesaggio e architettura. Le uniche note di colore all'interno della chiesa sono date dai lampadari scarpiani in vetro di murano con i toni del verde e dell'arancione. La mano di Scarpa si distingue anche nel disegno dei banchi, dell'altare e nel portale di ingresso.
Il luogo più importante del complesso religioso è rappresentato dal sagrato, da qui si poteva vedere l'intero Villaggio, prima che il bosco inghiottisse l'insediamento. Il sagrato è pavimentato con ceppaie annegate nel cemento: la continua assonanza e contrapposizione fra materiali naturali e artificiali sono la caratteristica predominante del progetto. La chiesa viene consacrata al culto nell'agosto del 1961.