Manifesto dell'abitare in un appartamento/Manifesto for apartment living.
Un appartamento in un palazzo per appartamenti. Caserta/
Un appartamento in un palazzo per appartamenti. Caserta
L’architettura [degli interni] è una questione di comfort, di qualità prestazionali, di minima superficie per il connettivo e massima superficie per l’uso funzionale, di ottimizzazione delle risorse, di facilità di gestione e di manutenzione, di soddisfazione delle richieste della committenza.
Sì, L’ARCHITETTURA [degli interni] È SOLO UNA QUESTIONE DI FORMA.
Il progetto di questo appartamento in un palazzo per appartamenti è un manifesto dell’abitare [in] un appartamento in un palazzo per appartamenti.
Poi, ci sarà il trasloco, ci saranno portati dei mobili, degli oggetti. Altri mobili, altri oggetti si aggiungeranno col tempo. Ci saranno e si accumuleranno le tracce delle persone. La loro storia.
E allora diventerà una casa.
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Il manifesto dichiara un proposito. Mostra un modello che vale solo se astratto.
L’occupazione [l’uso] trasforma invece [miracolosamente] una astrazione in un luogo reale, IMPERFETTO E QUINDI VERO.
OGNI PROGETTO È AUTOBIOGRAFICO. RACCONTA DEL SUO AUTORE.
È una autobiografia. La mia visione delle cose. E la mia costruzione delle cose.
Il progetto recupera l’istinto, gli innamoramenti, la memoria. Una memoria però che è sempre invenzione. Una memoria-desiderio.
Un interno borghese.
LA CASA BORGHESE E’ FATTA DI STANZE.
La mia idea di casa borghese, interno borghese, non rimanda a una catagolazione sociole/antropologica/politica. E’ semplicemente l’idea della forma di una casa [di un appartamento] che si è costruita negli anni, dall'adolescenza. E, come tutte le ricostruzioni personali, la mia idea di casa borghese è il risultato di antiche memorie [antichi desideri] e recenti repulsioni.
Un repertorio di oggetti materiali e disposizioni, usi [spesso semplicemente immaginati o inventanti o creduti possibili].
Mi ricordo il legno di mogano lucidato delle credenze e delle bussole o i vetri bianchi opalescenti. Mi ricordo gli odori. I libri nei cassetti o tenuti dietro delle ante opache di mobili con ante.
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I coperchi delle cassette dell’impianto elettrico [rotondi o quadrati, con due o quattro viti] pittati dello stesso colore delle pareti.
Le placchette di plexiglass [fosforescenti al buio] messe accuratamente a proteggere il bianco del muro vicino agli interruttori dalle impronte delle dita.
Il doppio ingresso. Il bagno in camera. La stanza guardaroba.
Ora, nella restituzione attraverso un progetto dell'idea di questa casa, mi accorgo che tutte queste tracce
consapevoli o rimosse ritornano e configurano una casa che mi riflette in cui non vivo ma che mi appartiene.
Una casa decifrabile.
La stanza di ingresso smista verso destinazioni presumibili, attese. Prevedibili. [Già dall’ingresso posso intuire il funzionamento della casa, e questo mi rasserena].
MAI PIU’ L’INGRESSO DIRETTAMENTE NEL LIVING, MAI PIU’.
Da un lato la cucina, dall’altro il soggiorno, di fronte il disimpegno delle camere.
La cucina e il soggiorno avrebbero potuto essere contigui, comunicanti. Poteva essere comodo: dalla cucina al soggiorno-pranzo. Ma qui il soggiorno NON è anche pranzo. E’ SOLO soggiorno. E allora DALLA cucina si passa al pranzo [alla stanza per il pranzo]. E dal pranzo si passa al pranzo all’esterno. Nella loggia. Stanza meravigliosa aperta verso gli alberi.
Ma chi dalla stanza dell’ingresso vuole andare alla stanza per il pranzo [perché questa è anche la stanza per il dopo pranzo] deve passare per la cucina? Sì. La cucina però diventa [si trasforma in] un corridoio verso la stanza per il dopo pranzo. Una tenda [una tenda-sipario, come le tende che usava Carlo Mollino nelle sue bellissime case] nasconde, quando non serve, la parete delle cose della cucina e introduce alla stanza del dopo pranzo.
La teoria dell’elenco dei materiali della casa bella.
Il marmo. Il marmo rosso. Il marmo verde. Disegnati [tagliati] a formare dei tappeti. Le case belle hanno SEMPRE pavimenti di marmi.
Le ceramiche vietresi e gli azulejo. E poi il legno dei pavimenti di legno. E le piastrelle bianche dei bagni. A ogni materiale un modulo. Moduli sempre interi. Non esistono sottomoduli [mai mattonelle o listelli tagliati!]. Il disegno dei pavimenti è un disegno di superfici che non corrispondono [non corrispondono perfettamanete] alla scansione [compitazione] delle stanze. E quando l’uso indivisibile del modulo lascia fasce nude allora un nuovo materiale le compensa.
Il tracciato delle pareti sulle superfici del pavimento scopre delle fasce residuali, inspiegabili.
Le pareti bianche arrivano a terra con lambrini di smalto lucido.
Il lambrino è una accezione vernacolare per indicare lo zoccolo, la fascia di attacco a terra.
Il battiscopa, insomma.
Ho sempre cercato una soluzione per i battiscopa. Perché li ho sempre detestati. Però più me ne prendevo cura più gli davo una importanza eccessiva. Osservavo che alcuni li ignoravano [i battiscopa] facendo finire la parete intonacata a terra direttamente, così, senza interruzioni o protezioni. Ma dopo un po’ il bianco delle pareti si lordava delle tracce della scopa e degli stracci bagnati per lavare i pavimenti.
TRACCE DI UN MINIMALISMO LORDO.
Poi ho recuperato [ritrovato, ricordato] il lambrino dalla tradizione costruttiva campana.
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Il lambrino è la versione domestica [pantofolaia] del tema universale dell’attacco a terra.
La divisione della casa [la distribuzione delle stanze].
Avviene [quasi] esclusivamente attraverso pareti di legno e vetro. Il legno in basso, il vetro in alto. Pareti tamburate con compensati esterni. Di doussiè lucidato per l’ingresso e noce tanganica per le altre. In corrispondenza dei bagni le pareti di legno sono laccate.
Il vetro [trasparente, bianco e verde] delle pareti divisorie lascia leggere da ogni parte la profondità della casa e non isola mai completamente una stanza dal resto della casa.
UNA CASA CON TANTE STANZE.
L’apparato vascolare.
I tubi degli impianti [elettrico, di riscaldamento e di raffrescamento] sono esterni, visibili. Formano una rete, fitta, intricata. Le macchine del condizionamento e i corpi illuminanti sono al soffitto e serviti da questa rete. I tubi attraversano le pareti, i muri e ricompaiono dall’altra parte. E l’occhio li segue.
Il sistema diventa una decorazione. Un tatuaggio.
La luce [quella naturale e quella artificiale].
Il vetro delle pareti la distribuisce. Scavalca le pareti. Passa da una stanza all’altra.
La luce [la trasmissione della luce] sfugge al governo. Pretende autonomia.
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Questo appartamento era usato prima dell’intervento come studio professionale. Il palazzo fa parte di un complesso residenziale della fine degli anni 70.
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[Interior] architecture is a matter of comfort, performance qualities, minimum surface for connective and maximum for functional usage, optimization of resources, ease of management and maintenance, plus client satisfaction.
YES, [INTERIOR] ARCHITECTURE IS ONLY A MATTER OF SHAPE.
The project for this flat in a block of flats is a manifesto of living [in] a flat in a block of flats. Then come the removals, the furniture, the objects. Different furniture, and other objects, will be added in the course of time. The traces of people will accumulate. With their history. And then it will become a house.
The manifesto declares a proposition, displaying a model that will work only if it is abstract.
Occupation [use] on the other hand [miraculously] transforms an abstraction into a real, IMPERFECT AND THEREFORE TRUE PLACE.
A middle class interior.
THE MIDDLE CLASS HOME IS MADE UP OF ROOMS.
My idea of a middle class home, a middle class interior, does not refer to a social/antropological/political category. It is simply the idea of the form of a house [or apartment] that has come into being over the years, since adolescence. A repertory of objects, materials, arrangements and uses [often simply immagined or invented or believed possible].
A decipherable house.
The entry hall leads towards presumable destinations, expectations. Foreseeable. [From the entrance I can already intuit the functioning of the home, which I find reassuring].
NEVER AGAIN ENTER DIRECTLY INTO THE LIVING ROOM.
On one side the kitchen, on the other one the living room. The living room is NOT the dining room. It is ONLY living room. And so one goes FROM the kitchen to the dinner [to the dining room, which then becomes the after-dining room]. And from there to the exterior. Into the loggia. A marvellous room open to the trees.
The kitchen becomes [is transformed into] a corridor to the after-dining room. A curtain [like the ones used by Carlo Mollino in his wonderful houses] hides the kitchen wall when not needed, and leads into the after-dining room.
A theoretical list of materials for the beautiful home.
Marble. Red marble. Green marble. Designed [cut] to form carpets. Beautiful houses ALWAYS have marble floors. Glazed ceramics and azulejos. And the wood for the wooden floors. And white tiles in the bathrooms. For every material a module. Always whole modules. There are no sub-modules [never cut tiles or boards!]. The pattern of the floors is a pattern of surfaces that not correspond [not perfectly] to the [spelt out] rhythm of rooms. And when the indivisibile use of the module leaves bare strips, a new material offsets them.
The wall plan on the floor surfaces reveals residual, inexplicable strips.
The white walls reach the ground with polished enamel wainscoting. The wainscoting is a vernacular means of indicating the base attachment strip: the skirting-board.
Division of the house [distribution of its rooms].
This is done [almost] exclusively by means of wood and glass panels. Wood at the bottom, glass at the top. The glass [transparent, white and green] of the partitions walls make the house’s depth legible from all sides, and never quite isolates a room from the rest of the house.
A HOUSE WITH MANY ROOMS.
The vascular apparatus.
The systems tubes [electrical, heating and conditioning] are external, visible. They form a thick, intricate web. The conditioning machines and the lighting fixtures are on the ceiling and served by this web. The tubes cross the inner and outer walls, and reappear on the other side. And the eye follows them. The system becomes a decoration. A tattoo.
The light [natural and artificial].
Spread by the glazed walls, it climbs over them. Passing from one room to the next. The light [light transmitted] escape government, claiming autonomy.