Padiglione Italia. Innesti/ Grafting - Ambienti taglia e incolla
- Mostra Internazionale di Architettura
- Mostra Internazionale di Architettura - Sezione “Ambienti Taglia e Incolla” Coordinamento scientifico Emilia Giorgi
Max Ernst ritagliò brani e frammenti dai giornali illustrati della così detta era industriale e accostandoli secondo i dettami della sua fantasia riuscì a trasformare la sanguigna solidità dell'epoca borghese nella irrealtà di una dimensione demoniaca e da incubo.[1]
Prima di cominciare la mia tesi di laurea ho iniziato a fare dei montaggi, per mettere assieme un testo per immagini attraverso il quale riflettere sulla forma da utilizzare per rappresentare l'uomo nello spazio. Avevo scelto un luogo astratto, per pensare l’architettura, uno spazio di confine tra realtà e finzione, un luogo altro in cui potermi allontanare da ogni tipo d’ influenza linguistica. Volevo isolarmi volontariamente dalla realtà che mi circondava, per selezionare una forma che potesse essere architettura fuori dai canoni accademici che imponevano delle regole altre.
In quel preciso momento ho capito il valore delle annotazioni per immagini, il loro potere evocativo che mette assieme la memoria e la sua interpretazione.
Per questo ho continuato ad annotare negli anni, per comporre tra di loro una serie di riflessioni da usare per il progetto.
Di recente rielaborando alcune di queste immagini ho capito a distanza di anni che oggi è ancor di più necessario cercare un punto di partenza per ogni progetto.
Per confrontarmi con la luna, un paesaggio ostile, in cui l'architettura dovrebbe avere un ruolo ancora più importante che sulla terra, avevo scelto una roccia, un'elemento naturale in cui però l'uomo ha lasciato il suo segno, sulla roccia è segnata l'architettura.
Le pietre informi avevano un significato altamente simbolico per le società primitive.
si credeva sovente che pietre grezze, non lavorate, fossero la dimora di spiriti o divinità, e venivano usate, nelle civiltà primitive, come pietre tombali, o pietre di confine, o come oggetti di venerazione religiosa. Un simile uso può considerarsi come una forma primordiale di scultura, un primo tentativo di attribuire alla pietra un potere espressivo maggiore di quello a essa naturalmente proprio.[2]
La roccia è un archetipo che agisce nella nostra mente come una forza creativa che ispira nuove idee. Da questa immagine prendono forma proposte diverse che considerano l’architettura come un rifugio, un luogo sacro.
Questi montaggi sono usati come strumento di annotazione di idee producono strategie narrative utili per porsi delle questioni relative al progetto.
In un’ altra immagine l'architettura coincide con forme elementari, prismi sfere e piramidi, annotazioni su spazi da abitare.
Cercavo un punto di partenza un inizio, tornavo a pensare al monolite nero di kubrick in 2001 Odissea nello spazio.
In 2001 odissea nello spazio un prisma nero e perfetto con un origine misteriosa appare sul nostro pianeta e da questa presenza avrebbe avuto origine la civiltà dell'uomo. Questo frammento di memoria dava forma al mio progetto sulla luna.
Oggi tutto questo annotare è diventato un metodo di lavoro, una strategia operativa.
E' vero che le annotazioni aggiungono immagini ad un mondo di immagini ma è anche vero che allo stesso tempo riorganizzano i frammenti della realtà, danno un ordine all’archivio che ognuno di noi è costretto ad organizzare per controllare la realtà del mondo che lo circonda. Le annotazioni avvengono direttamente sull'archivio attraverso operazioni di montaggio: moltiplicazione di segni, cambi di scala, inversioni, innesti, sovrapposizioni, cancellazioni.
La sequenza di annotazioni forma un testo interpretativo della realtà. Annotare è allo stesso tempo un processo progettuale ed un sistema di archiviazione di informazioni, una pratica che cerco di sviluppare in chiave teorica [3],
Le annotazioni sono quindi una lettura di un archivio personale, l’archivio nasce da un’affezione a dei segni, un frammento, uno spazio, un’ immagine ci colpisce più di un altra allora la conserviamo. Poi attraverso le annotazioni gli restituiamo un nuovo significato. In contemporanea al progetto costruisco un Atlante di queste annotazioni.
Costruire un Atlante nella definizione che ne dà Aby Warburg una forma di interpretazioni parallele tra realtà e immaginazione. Warburg utilizza la fotografia in due modi: ritagli, riproduzioni fotografiche vengono utilizzate per organizzare una mappa conoscitiva, poi le tavole così prodotte sono fissate da una rappresentazione fotografica che determina una posizione dei frammenti, dalle immagini al loro montaggio in una sequenza da interpretare.
Io parto dal mio archivio, immagini selezionate in tempi diversi con significati diversi. L’archivio è l’inizio, poi la sua manipolazione attraverso le annotazioni produce diverse possibilità di progetto.
Costruire un Atlante in questo modo non lo considero come un ritorno al disegno ma un’evoluzione della pratica del disegno. La sua attualizzazione, io non disegno, metto assieme un’esperienza culturale di ricerca, legata alla professione, la mia è un’ operazione di montaggio, sugli spazi che attraversiamo ed osserviamo ogni giorno, sulle immagini che mi colpiscono e che cerco di trasformare, attribuendogli nuovi significati. E’ una pratica per Ricomporre per immagini il reale e agire sul nostro guardare. L'idea è quella di non mettere in risalto le similarità tra le immagini, ma le possibili connessioni tra diverse linee di ricerca, un lavoro sul processo di costruzione di nuovi significati. Naturalmente le singole immagini non hanno nessun valore artistico di per sè, ma agiscono sulla creazione di uno strumento interpretativo della realtà.
A volte mi sembra paradossale reagire alla grande quantità di immagini con altre immagini, Warburg aveva messo in piedi un metodo di scrittura nuovo perchè nel suo tempo intravedeva una possibilità di amplificare i significati costruendo uno strumento che visualizzasse una realtà fino a quel momento descritta solo a parole. Oggi tutto questo sembra un’ ovvietà, ma sono convinto che proprio perché siamo circondati da tante immagini sia ancora più importante trovare un modo per pensare attraverso le immagini mettendo in piedi un processo di organizzazione fisico e mentale di questo grande patrimonio culturale, che sta lentamente sostituendo il reale. Restituirgli una posizione all'interno di un processo conoscitivo, significa prima di tutto riconoscere all'immagine un valore diverso.
Tra il 1929 e il 1934 Marx Ernst compose tre diversi romanzi raccolti oggi nel volume Una settimana di bontà, erano gli stessi anni in cui Andrè Breton aveva proibito ai surrealisti la costruzione di romanzi, Ernst per arginare questo divieto aveva creato un genere nuovo il romanzo-collage. Con questo suo lavoro re inventò le regole del raccontare, cercò tra le pagine dei vecchi libri e le rimise insieme rifacendosi alle incisioni su legno dell’epoca ispirate ai romanzi popolari, alle riviste di scienze naturali e perfino ai cataloghi di vendita, tagliando con estrema minuzia i disegni che attirano la sua attenzione per poi ri assemblarli portando la tecnica del collage ad un’ estrema perfezione.
Il risultato finale è tale che ogni collage comporta la formazione di un meccanismo che dà origine ad esseri straordinari che si muovono in ambienti incantevoli, in mondi irreali sfidando la comprensione dei sensi e della realtà.
In questa pratica Ernst da forma ad un Atlante tutto nuovo, in cui una geografia di segni ricrea una realtà ed un’ atmosfera decadente e oscura, è come se Ernst avesse ritagliato dal flusso delle grandi scene dei romanzi dell’epoca alcuni dei momenti più eccezionali trasformandoli in movimenti lenti in cui l’interpretazione della realtà si condensa in pochi gesti imprevisti. Immagini completamente nuove, inconsuete che dovevano stabilire un altro livello di realtà nel moderno, un livello altissimo imitato e riprodotto ad oltranza nell’arte contemporanea.
Ernst ci insegna una cosa che l’invenzione, spesso è frutto di una serie di annotazioni sul reale che ritagliano pezzi di mondo per ricomporli attraverso l’accostamento tra immagini lontane o difformi nel mondo di rovine del moderno Max Ernst storceva e riaggiustava per far apparire tra le macerie i fantasmi del nouveau c’era al lavoro la legge analogica che rompeva le parvenze in cui le cose si univano per luoghi comuni e ritrovava per le cose accostamenti imprevedibili, quelli che nessuno ha ancora visto e il cui significato è sempre ambiguo...
La serialità e il montaggio hanno reso i collage originali annotazioni che forse oggi possono essere ancora una volta usati come strumenti per interpretare la realtà. Una nuova lingua che liberi il meccanismo del pensiero dalla trappola del già pensato.
1 - Max Ernst - Una settimana di bontà. Tre romanzi per immagini: La donna 100 teste-Sogno di una ragazzina che volle entrare al Carmelo-Una settimana di bontà – Adeplhi 2007
2 - Carl Gustav Jung L’uomo e I suoi simboli Tea 2013
3 - per questo ho creato dei blog. I blog mi aiutano a dare forma al mio archivio.
Le annotazioni sono di due tipi; piccoli testi, che in realtà raccontano libri e segnano un percorso culturale. La produzione di immagini, che serve a dare forma ad un archivio visivo da usare per il progetto.