“CITTA’ DELL’ALTRA ECONOMIA”
MERCATO EQUO SOLIDALE BIOLOGICO ECOCOMPATIBILE
Secondo la formulazione originale dell’ufficio per l’”Autopromozione sociale”, l’Altra Economia rappresenterà il centro non soltanto simbolico di quel modello socioeconomico che viene definito “città solidale”, diverrà il laboratorio avanzato di nuove pratiche attente alla domanda sociale e alla sostenibilità, fondate sulla partecipazione e sulla responsabilità collettiva, senza fini di lucro ma non disgiunte dalle ragioni dell’economia. In rapporto ad una missione tanto singolare, priva di precedenti nel panorama nazionale e internazionale, il progetto sperimenta i limiti della modificazione fisica e funzionale, ma anche dell’innovazione possibile in termini di sostenibilità ambientale, su un contesto storico vincolato.
Per il mercato dell’agricoltura biologica e del commercio equo e solidale, per gli sportelli della finanza etica, del turismo responsabile o del software libero, per il centro di formazione e documentazione ma anche per il bio-bar e il bio-ristorante, il progetto inventa una successione di nuovi spazi a partire dalle ossature derelitte degli antichi ricoveri degli animali.
Il lungo portico di Ersoch, le pensiline antistanti della fine degli anni Venti, lo spazio intercluso e l’adiacente edificio delle Pese divengono campo e materiali di progetto. E in risposta alla domanda di circa tremila metri quadrati, specializzati ma flessibili, la soluzione è un involucro che copre il distacco tra portico e pensiline, che delimita interni e spazi aperti frazionandosi in più “moduli” che, nello sviluppo lineare pari a circa 200 metri, distinguono con chiarezza le parti originarie dal nuovo sistema.
L’intervento assume i criteri della ecocompatibilità, utilizza materiali ecologici, impiega sistemi passivi, fa ricorso all’innovazione tecnologica per il risparmio energetico.
Alla attenzione al comportamento termico dell’edificio si associa l’analisi dei flussi aerodinamici, alle migliori soluzioni per la climatizzazione e l’illuminazione naturale e artificiale si somma l’impiego del fotovoltaico.
Il nuovo involucro è quindi una sorta di “teca” disegnata a partire dalle condizioni di relazione con i manufatti storici: prevalentemente opaca nel sottoportico, trasparente in rapporto alle tettoie originarie, indipendente e reversibile nelle sue componenti strutturali, sempre discreta pur nella autonomia del disegno.
L’involucro ha richiesto un controllo ambientale attento basato sulla integrazione tra strategie passive e sistemi attivi evoluti, reso più complesso da condizioni di orientamento e giacitura ovviamente non modificabili.