Riqualificazione ex OMA e Chimica Industriale e valorizzazione dell'area della Collina Morenica
ANALISI DEL CONTESTO
Il paesaggio dell'area oggetto del concorso è il risultato dell'accostamento casuale di ambienti molto diversi ed eterogenei, senza alcuna mediazione. Un mosaico di aree agricole, urbane, industriali, capannoni, fasce verdi, le cui tessere sono accostate senza seguire un disegno, senza seguire alcuna gerarchia, alcuna regola, senza raggiungere alcun valore paesaggistico. I due nuclei di industria pesante infine hanno inciso una ferita profonda nel territorio.
I singoli sistemi sono facilmente riconoscibili. Il sistema naturale costituito da un elemento puntuale, la collina morenica e uno lineare, il torrente Sangone. Il sistema urbano dei nuclei di Rivalta di Torino e Orsano. I due sistemi produttivi, l'agricolo, esteso e riconducibile alle tradizioni del luogo, quello industriale, concentrato nei due poli oggetto di intervento e nelle aree commerciali-artigianali.
A questi si sovrappone come unico elemento sovrasistemico, la rete delle cascine, elementi puntuali legati all'architettura rurale e quindi necessari al sistema agricolo e potenzialmente sensibili a diventare nodi essenziali di un nuovo funzionamento del territorio.
La sovrapposizione di ambienti e funzioni differenti può ritenersi un valore da conservare a condizione di riconvertire le attività ecologicamente insostenibili in altre legate ad una nuova consapevolezza, di inserirne di nuove che sappiano interpretare una nuova fruizione del territorio e di trovare il giusto equilibrio che renda i vari sistemi compatibili tra loro.
La mancanza di connessioni tra gli elementi dello stesso sistema e di mediazione tra elementi differenti rappresenta invece il principale fattore di debolezza a cui è necessario rispondere proponendo una visione differente capace di ristabilire un rete complessa di relazioni funzionali e estetiche.
Gli obiettivi dell'intervento di recupero delle due aree dismesse, la OMA e la Chimica industriale, e del loro contesto sono quindi la realizzazione di un nuovo sistema integrato di attività che concili il rispetto delle tradizioni con le nuove strategie e conferire a questo paesaggio periurbano contemporaneo, orfano della sua connotazione agricola e maltrattato dall'industrializzazione pesante, un nuovo valore estetico.
ANALISI PUNTUALI
L'identità del territorio è prevalentemente legata al segno continuo del torrente Sangone e alla tradizione agricola. Il sistema dei campi nasce dall'esigenza primaria della produzione di beni alimentari, ma è ormai consolidato il suo ruolo multifunzionale. All'interno degli appezzamenti avviene la produzione, ma il disegno del reticolo diventa strumento di salvaguardia del territorio. I confini, i canali di irrigazione, i filari, le siepi, i muretti a secco costituiscono, se opportunamente potenziati, altrettanti elementi di connessione per la rete ecologica locale. Inoltre, associati a percorsi naturalistici, diventano anche strumento di fruizione del territorio agricolo che si trasforma in parco. Così le costruzioni rurali non sono più centri funzionali al lavoro nei campi, ma luoghi per il ristoro e l'accoglienza del parco agricolo dove i cittadini riscoprono i piaceri di una dimensione sociale alternativa a quella urbana. Anche il torrente Sangone, a scala diversa, svolge un ruolo di collegamento, in quanto elemento naturale continuo che si connette ai grandi sistemi di tutela del territorio (parco del Po torinese). Il torrente deve ritrovare anche la sua funzione alla scala locale come infrastruttura naturalistica al servizio delle attività ludiche e ricreative.
Sul piano estetico e percettivo, sia il Sangone che le superfici agricole presentano variazioni cicliche del loro aspetto secondo i ritmi naturali delle stagioni e quelli dettati dalla produzione e dalla tipologia delle colture. Cambia il regime delle acque del torrente mentre si modifica il pattern dei colori costituito dal mosaico dei campi. Queste le caratteristiche peculiari da conservare e potenziare all'interno del masterplan.
STRATEGIE DI INTERVENTO
Le strategie già adottate dalle amministrazioni locali, adesione al contratto di fiume, il parco del po torinese, la bonifica delle aree industriali dismesse, rappresentano il punto di partenza del nuovo disegno del territorio.
Il modello che viene proposto per intervenire nella definizione del nuovo assetto del territorio è uno schema aperto, costituito dalla ripetizione di un unico gesto semplice e primitivo, il cerchio. È uno schema capace di diffondersi sul territorio, di colonizzare nuovi ambienti addensandosi o rarefacendosi secondo le esigenze. I cerchi si accostano uno all'altro disegnando una rete di percorsi libera e fluida, i contorni sono netti e facilmente riconoscibili, ma, allo stesso tempo permeabili, si lasciano penetrare e attraversare dagli elementi naturali che ne diventano parte integrante.
Questi segni stabiliscono le regole e le gerarchie con le quali tutti gli elementi del paesaggio devono confrontarsi e relazionarsi. Alcuni accolgono funzioni specifiche, altri hanno una funzione di orientamento e guida alla fruizione dei luoghi, altri ancora definiscono semplicemente percorsi, aree di sosta, richiami visivi e offrono nuove suggestioni alla lettura del paesaggio. Sono dei recinti, ma anche dei percorsi, racchiudono degli spazi ma al contempo ne costituiscono il tessuto connettivo.
Tre sono le scale di intervento. La scala architettonica dove avviene il recupero delle aree industriali dismesse trasformandole nei due poli ricreativi, uno a vocazione culturale e l'altro sportiva (interventi puntuali). Alla scala urbana le nuove architetture si impiantano nel contesto sviluppandosi in un sistema di servizi alla collettività, un sistema dove vengono suggerite le nuove forme di fruizione delle aree agricole, un parco “periurbano” in stretta relazione con i centri limitrofi e il territorio. Nel master-plan si definiscono le regole e le gerarchie con cui il sistema si diffonde alla scala territoriale, le relazioni con gli ambiti urbani e agricoli, gli interventi di potenziamento e rinaturalizzazione dell'agro-ecosistema.
I POLI RICREATIVI
Il nucleo dell'intera operazione è rappresentato dagli interventi puntuali di trasformazione delle aree industriali dismesse. I due siti si sono trasformati nel tempo, da motori della crescita economica e occupazionale a simboli del degrado e del disprezzo del territorio di un modello di sviluppo oramai insostenibile.
L'intervento è radicale. La trasformazione, pur preservando memoria del passato industriale, deve segnare una stacco netto sia nell'utilizzo di queste aree che nella loro percezione.
_IL POLO CULTURALE (OMA)
Un disco di 180 metri di diametro accoglie un grande auditorium, una mediateca, sale e laboratori polifunzionali, spazi espositivi e altri servizi. La composizione è libera, i nuovi volumi galleggiano all'interno del recinto alla ricerca del loro equilibrio. Il linguaggio architettonico e i materiali recuperano la tradizione industriale, il cemento e l'acciaio, fondendola con l'inserimento di elementi di vegetazione naturale e sottolineati dalla presenza di una grande vasca d'acqua.
I volumi minori ruotano attorno al grande cilindro dell'auditorium, elemento catalizzatore del polo e anche le attività dei laboratori sono strettamente legate agli eventi culturali, teatro, musica, cinema, arti etc. La mediateca con annesso ristorante fa da contraltare al sistema della rappresentazione.
Nel grande anello perimetrale sono raccolti tutti i servizi necessari ad una corretta fruibilità del luogo. Si tratta di un filtro leggero e permeabile. La percezione dall'esterno è quella di una nuova composizione di volumi scolpiti nel territorio, altrettanto imponenti che la vecchia fabbrica (OMA), ma rispettosi dell'ambiente in cui si inseriscono, con cui dialogano e di cui si sentono parte. Rimane la presenza simbolica della ciminiera ormai divenuta un simbolo e un landmark riconoscibile e riconosciuto.
_IL POLO SPORTIVO (Chimica)
Non lontano dal campo sportivo comunale questo secondo disco, delle stesse dimensioni del primo, ne diventa l'estensione. All'interno: due campi da calcetto, due campi da tennis, due da basket, due da pallavolo e quattro campi da bocce.
I campi sportivi diventano visibili dall'estrusione dei loro perimetri. Reti colorate disegnano volumi estremamente leggeri, privi di consistenza materica. I colori vivaci ne definiscono la presenza nel territorio e ne caratterizzano lo spirito giocoso. Le reti sono confini permeabili all'aria e alla luce, ma anche a elementi naturali, come piante rampicanti, trasformandosi in muri verdi.
L'anello che delimita il polo sportivo è una pista da atletica sollevata di 5 metri rispetto i campi, sotto la quale sono distribuite tutte le attività accessorie e di servizio allo sport: spogliatoi, palestre, strutture di ristoro.
I quattro elementi cilindrici dell'ex chimica (i sili verdi), maggiormente rappresentativi del sito vengono conservati, sanati e attrezzati come palestre di free-climbing, recuperando anche qui il linguaggio industriale nel disegno architettonico. Le dieci piattaforme esistenti, sempre di forma circolare diventano invece una grande piazza coperta da tettoie colorate a forma di ombrello.
IL PARCO PERIURBANO
Intorno ai due poli ricreativi l'insieme di recinti e percorsi disegna un sistema integrato di servizi per il tempo libero. Alle attività concentrate nei due nuclei principali vengono associati degli spazi interattivi dove riscoprire e sperimentare il paesaggio. Il tema dell'agriparco che viene affrontato compiutamente nel masterplan generale è qui evocato come elemento costitutivo del parco periurbano. All'interno dei recinti circolari vengono proposte tutte le tipologie di verde presenti nel territorio. Alcuni diventano piccoli bacini di naturalità, boschetti dove sarà possibile ritrovare le principali essenze e una sorta di ricostruzione, anche a fini didattici degli ecosistemi tipici del territorio. In altri saranno invece riproposte le attività agricole, piccoli campi coltivati seguendo il ciclo della terra, dove, ad esempio, recuperare colture abbandonate, studiarne la ricchezza e i cicli, sperimentare forme di gestione dell'agricoltura che contribuiscano alla salvaguardia della biodiversità. Visitare questi spazi diventa così occasione di imparare o riscoprire il valore della terra oltre che godere del momento di relax lontano dal caos urbano.
L'insieme si configura come un denso agglomerato di elementi cellulari che si diffondono poi nel territorio stabilendo delle relazioni con gli ambiti naturali, urbani e agricoli. Dalla rigenerazione dei nuclei industriali, abbandonati e ormai in via di decomposizione, nasce quindi un nuovo sistema territoriale complesso e articolato che intende definire la nuova matrice paesaggistica.
Il parco si connette con il resto del territorio attraverso un elemento cerniera facilmente riconoscibile e che consente di raccordare le diverse aree del parco, fungendo anche da ponte sopra il torrente. Si tratta di una grande passerella, un nastro sospeso di 100 metri di diametro. Una connessione, fisica e ideale, tra i differenti contesti che compongono il paesaggio. Un segno che catalizza l'attenzione e fornisce gli strumenti utili alla comprensione del territorio. Percorrendolo, infatti è possibile acquisire informazioni sulla storia e le caratteristiche dell'area, sulla genesi del progetto e sulla fruizione del parco.
Le passerelle sono posizionate strategicamente sul territorio. La prima all'incrocio tra la direttrice che connette il centro storico di Rivalta con il territorio agricolo a sud e il torrente Sangone, è il richiamo più forte della nuova organizzazione del territorio. La seconda è funzionale soprattutto all'integrazione parco-torrente-campagna e si trova più prossimo al polo culturale (ex-OMA). Sono elementi caratterizzati da un impatto minimo sull'ambiente, strutture leggere sospese che poco disturbano gli elementi naturali presenti, ma provano piuttosto a definire un diverso dialogo uomo-natura.
IL PAESAGGIO
Produrre paesaggio vuol dire produrre servizi. La campagna deve rispondere all'istanza delle proprie origini e quella del proprio divenire: accogliere e divertire in base a categorie socio-estetiche in continua evoluzione.
Il paesaggio di Rivalta non è privo di valori, valori ambientali, valori culturali, valori estetici e valori sociali, presenti con diversa concentrazione e integrità. Attraverso l'elaborazione di questo master-plan si vuole definire un processo strategico per la realizzazione di una molteplicità di interventi puntuali di natura diversi, dalla conservazione alla riqualificazione, al recupero, comprendendo anche la progettazione compatibile e creativa.
Come è stato detto, il modello utilizzato per il parco è facilmente riproducibile e permette con semplicità di colonizzare nuovi ambiti e, potenziando le connessioni esistenti, costituire un sistema di reti interconnesse. Un sistema aperto significa possibilità di stabilire molteplici relazioni, permettere le compenetrazioni fra sistemi diversi, utilizzare al meglio le potenzialità già presenti nell'area e esporsi a ogni eventuale possibile sviluppo futuro. Il master-plan è quindi un progetto moderno che si identifica piuttosto con un processo dinamico che con statiche politiche di zonizzazione. Un organismo in continua evoluzione, una struttura aperta che privilegia la diffusione e la dispersione. Ciò che veramente importa è la capacità di moltiplicare, intensificare e diversificare le relazioni.
I sistemi a rete sono tipici della società contemporanea, basata su sistemi di mobilità delle persone, dei beni e soprattutto delle comunicazioni, sempre più intensi e veloci. Le connessioni sono estremamente diversificate, in continua crescita, e rappresentano un tessuto di fili, sottili si, ma molto fitti. Analogamente, la pianificazione territoriale segue questi modelli lasciando che nuove reti si integrino e dialoghino con altre esistenti o potenziali.
I CONTENITORI DI BIODIVERSITA'
Le presenze naturalistiche più importanti nel territorio di Rivalta sono la collina morenica, il torrente Sangone con la sua fascia di vegetazione riparia e il sistema agricolo. Possono essere definiti: “contenitori di biodiversità naturale”.
Il sistema delle cascine, invece, e il tessuto dell'abitato storico con le sue emergenze (il Castello, il mulino, il monastero) possono considerarsi dei contenitori di biodiversità culturale”.
La proposta per il territorio di Rivalta, seguendo la logica contrapposta a quella puramente produttiva che ha giustificato gli insediamenti industriali, vuole innescare un nuovo processo di sviluppo economico e sociale sostenibile incentrato nel paradigma ambiente-agricoltura-turismo. In questo modello, l'agricoltura gioca un ruolo fondamentale in quanto elemento di supporto sia in termini ecologici che culturali. Il tessuto agricolo torna ad essere la rete delle connessioni tra gli elementi puntuali diffusi nel territorio.
IL RUOLO MULTIFUNZIONALE DELL'AGRICOLTURA
L'unione europea attraverso la PAC (politica agricola comune) sostiene fortemente il ruolo multifunzionale dell'agricoltura in quanto “produttrice di beni pubblici ed esternalità positive congiuntamente ad alimenti e fibre”. Nell'ottica di tutela ambientale, l'aspetto produttivo dell'agricoltura può arricchirsi attraverso la produzione di prodotti certificati e di qualità e di servizi legati all'accoglienza e all'ospitalità (approfondimento). Inoltre il sistema agricolo si estende e si relaziona con altri settori come l'artigianato locale (ruralità). Infine la struttura del tessuto agricolo nel territorio deve diventare elemento di garanzia nella conservazione della biodiversità e nel potenziamento della rete ecologica locale (allargamento).
Particolarmente rilevante in questo contesto è recuperare il ruolo di riequilibrio ecologico (allargamento) della matrice agricola, potenziando elementi di naturalità esistenti o creandone altri.
Il sistema agricolo si trasforma in un “Agroecosistema con funzione di riequilibrio ecologico". Il ripristino ambientale si attua attraverso una serie di piccole ma significative azioni di rinaturalizzazione capaci di riqualificare sensibilmente l'assetto ecologico del territorio: la costituzione di piccoli boschetti, aree alberate non produttive, zone di antichi confini poderali caratterizzate da rovi e piante della vegetazione autoctona. Tra le aree a maggiore concentrazione di naturalità viene realizzata una rete di corridoi ecologici attraverso il rafforzamento di quelli esistenti e la realizzazione di nuovi seguendo il disegno della matrice dei campi.
I CORRIDOI VERDI
Allargare la fascia di separazione tra diversi appezzamenti, introducendo elementi come muretti a secco, filari, siepi, rafforza la rete delle connessioni ecologiche. A questi segni è poi affiancata anche la rete dei percorsi pedonali e ciclabili che permettono di ricucire il sistema della fruibilità.
Dal punto di vista ecologico è importante il ruolo svolto dalle siepi. La siepe è una fascia di vegetazione di altezza variabile e larghezza pari a pochi metri, costituita da varie specie legnose (alberi ed arbusti), numerose specie erbacee perenni e stagionali, spesso arricchita con elementi quali sassi, muretti a secco, staccionate in legno ed altro che può accompagnare gli elementi lineari del paesaggio, sentieri, confini, corsi d'acqua ecc.. Nel complesso essa svolge funzione di riparo per l'insieme di animali vertebrati ed invertebrati ed essendo costituita da varie specie arboree, arbustive ed erbacee, rappresenta un di corridoio naturale, in grado di assicurare una rete di collegamento tra ambienti diversi, che altrimenti rimarrebbero isolati. In questo modo garantisce ad insetti ed animali la possibilità di spostarsi, colonizzare nuove aree e moltiplicarsi in tranquillità.
La siepe rappresenta un particolare tipo di area rifugio che, in una matrice agricola territoriale omogenea, come quella che caratterizza il sistema agricolo di Rivalta, contribuirebbe ad arricchire la struttura dell'agro-ecosistema, definendo quelle connessioni che permettono di strutturare "a rete" il paesaggio, aumentando la funzionalità e la capacità portante degli elementi naturali collegati.
I CONTATTI
Se all'interno dell'agriparco è possibile ricostruire una continuità ecologica e funzionale attraverso la rete dei percorsi e i corridoi verdi, più delicato risulta il trattamento dei bordi, dei margini dove il tessuto del centro di Rivalta viene in contatto con l'ambiente agricolo.
La città diventa campagna senza alcuna mediazione, né estetica né funzionale.
Per ristabilire una gerarchia e un filtro tra ambiti diversi si è pensato di recuperare una vecchia istituzione, quella degli orti urbani, cioè di orti situati all’interno del tessuto urbano, che non appartengono a chi li coltiva, ma proprietà delle amministrazioni comunali e assegnati a coltivatori non professionisti. Si realizza così una fascia di territorio che non è più campagna ma non ancora città, un luogo pubblico ad uso privato che modella il paesaggio e ristabilisce il dialogo perduto tra urbano e agricolo.
Il ridisegno del paesaggio nei suoi punti più sensibili trova un altro momento di sintesi nel percorso lungo il fiume.
Se da un lato, la naturalità della fascia riparia viene conservata e potenziata, viene proposto un sistema originale di fruizione del percorso fluviale. Tenendo conto della variabilità del regime delle acque, vengono proposte lungo gli argini, delle piccole piazzole dove ritrovare un contatto diretto con l'alveo del torrente. Su queste piazzole vengono poi ricollocati alcuni dei sili recuperati dalle fabbriche dismesse che diventano elementi misuratori del paesaggio. La sommità di questi cilindri offrirà un nuovo e suggestivo punto di vista.