Centro logistico Cofiloc
Pur non essendo parte dei lavori sociali il progetto costituisce una significativa esperienza nel campo della ricerca di un linguaggio “etico” legato ad un ritrovato significato fisoiognomico dell’architettura.
Al di là del puro aspetto programmatico e funzionale, il nostro obiettivo è stato riflettere su come re-inventare, attraverso questo edificio, forme di comunicazione tramite una riflessione simbolico-figurativa.
Abbiamo tentato così di riportare nell’architettura quei segni indiziali capaci di innescare un sistema relazionale, in grado a sua volta di ridare una facilità “cosmica” alla materia ed alle forme del costruire.
In questa operazione viene postulato il bisogno di ricreare una forte relazione tra il soggetto e l’oggetto simbolico; una relazione spesso non riconosciuta dall’uomo contemporaneo, ma ugualmente presente a livello inconscio.
Nel vedere un edificio, un dettaglio, oppure un oggetto che possano vagamente ricordare un volto, un uomo, un animale, l’obiettivo non è tanto rendere intelligibili questi elementi antropomorfi o zoomorfi, quanto far percepire all’osservatore un senso di famigliarità con l’oggetto e con il luogo.
Non rendere quindi riconoscibile una forma ma creare sistemi relazionali, anche inconsci, capaci di aprire una finestra su un mondo “altro”, non meno necessario di quello che fisicamente ci circonda.