L’Ecoforum, il nuovo centro terziario-commerciale di Clusone (BG) , conclude l’insediamento produttivo della parte sud dell’abitato del centro dell’alta valle seriana, definendo di fatto il superamento concettuale di una prassi urbanistica interessata alla programmazione per ambiti chiusi, autoreferenziali. Il comparto produttivo-commerciale, come è avvenuto nelle periferie urbane, ha ricalcato lo schema basico strada-parcheggio-capannone, totalmente indiferrente al contesto geografico e paesaggistico. In tale logica i luoghi di produzione non sono concepiti come paesaggio urbano, ma al contrario come non luoghi. Luoghi estranei al contesto abitato, luoghi in un certo senso a scadenza programmata, con una “vita “ concepita tra le 8 e le 18 , assolutamente avulsi dalle dinamiche sociali. Programmaticamente sono realizzati come ambienti “ostili” alla relazione urbana: sono volumi elementari quasi sempre pre-fabbricati, anche concettualmente, indifferenti alla specificità dell’attività produttiva svolta. Nascondono la produzione-servizio dentro un contenitore scelto a catalogo, rinunciando all’azione progettuale.
In questo contesto la programmazione urbanistica aveva individuato il lotto dell’Ecoforum quale “centro servizi” del comparto produttivo.
Il progetto che abbiamo sviluppato si è da subito orientato verso la realizzazione di un connettore di flussi, di un sistema al posto di un edificio singolo. Un luogo che riscattasse il contesto, una sfida di come il paesaggio possa plasmare un programma . L’Ecoforum è a prima vista “fuori scala”; 19.000 m3 in un contesto montano possono essere considerati eccessivi. Come progettisti ci interessava la possibilità di lavorare sulla costruzione di un sistema relazionale, un luogo che sviluppi e accresca gli scambi, le dinamiche interpersonali. Un paesaggio di fatto, che si inserisce in un contesto che cambia a seconda della scala di rappresentazione: da lontano appare come landmark, con il suo profilo nitidamente definito, avvicinandosi invece si fonde con il contesto, ne rimanda, attraverso un gioco di riflessione, l’immagine dell’arco montano e degli edifici minori, entrando nella nuova piazza vetrata infine, viene vissuto come luogo intimo, riconoscibile e famigliare.
Le montagne si vedono e si sentono a Clusone; sono sempre sullo sfondo anche se ad una scala più prossima il tessuto costruito è a volte a loro ostile. L’Ecoforum è un sistema di edifici mutevoli, cangianti o sfumati , più o meno presenti a seconda delle condizioni di luce. Abbiamo lavorato con i toni della montagna, con colori diversi per i serramenti e le vetrate come le vibrazioni cromatiche dell'intorno. Abbiamo cercato di creare una sensazione cromatica imperfetta.
La sfida di realizzare un complesso terziario-commerciale da collocare sul mercato locale, e quindi con esigenze dimensionali ridotte per ciascuna unità, ci ha indotto a sviluppare una tipologia “evoluta” del sistema terziario. L'edificio principale ha una profondità del corpo di fabbrica diversificata, che rende possibile la suddivisione di ciascun piano (di circa 900 m2 – come un piano del grattacielo Pirelli!) fino a 5 diverse unità indipendenti.
I due nuclei dei collegamenti verticali, nell’edificio a 5 piani, sono collocati sul lato est. Ogni piano è così frazionabile in unità ridotte indipendenti, secondo le dinamiche del mercato, anche per quanto concerne l’impianto di condizionamento.
Abbiamo smontato l’organizzazione tipica parcheggio-ingresso-fronte principale per un sistema più complesso che portasse il flusso pedonale verso la piazza. Questa rappresenta “l’implosione del sistema” che viene così organizzato da un percorso interno, una sorta di via a sezione variabile che permette l’attraversamento longitudinale nord-sud dall’interno dell’Ecoforum. Sulla nuova “calle” si affacciano i basamenti a destinazione commerciale e di servizio. Le variazioni dimensionali della “calle” rivelano, direttamente o per riflessione, le geometrie dei diversi corpi di fabbrica .
L’utilizzo della tecnologia passiva a “doppia pelle” permette di ottenere un sistema a basso consumo energetico ma completamente vetrato, con lo sfruttamento massimo della luce diurna e con condizioni ambientali ottimali. La doppia pelle è un sistema dinamico, controllato elettronicamente per permettere una diversa ventilazione della camera secondo le condizioni climatiche esterne. I diversi fronti dell’edificio, a seconda degli orientamenti, sono sottoposti contemporaneamente a carichi termici differenziati, cio’ si traduce nella necessità di poter variare localmente la performance della doppia pelle. La facciata è suddivisa in compartimentazioni verticali: ad ogni modulo strutturale (6 m) un sensore stabilisce quanta ventilazione locale deve essere assicurata per il miglior comfort interno ed una più efficace gestione energetica.
Il colore, o meglio la sensazione del colore, è un forte elemento di dialogo tra l’ecoforum ed il paesaggio. La scelta tecnologica di un sistema a “doppia” pelle non può, a nostro avviso,legittimare da sola il progetto. L’utilizzo del vetro come elemento principale della costruzione , letto in chiave modernista, potrebbe portare ad una relazione lineare tra il programma interno e l’esterno, tra forma e funzione. A noi, al contrario, interessava arrivare alla messa in mostra del paesaggio piuttosto che alla messa in mostra del lavoro. Ci interessava lavorare sulla differenza nella ripetizione, su come, attraverso leggere variazioni, si possa creare un sistema complesso: piccole variazione dell’intensità della ripetizione producono risultanti molto distanti dal modello di base.
Dietro la pelle esterna, con una forte dominante verde del vetro, i serramenti sono stati trattati con colori differenti ; progetti cromatici indipendenti dietro lo stesso velo vetrato. Si è creata una percezione del colore piuttosto che un colore omogeneo. Dietro la pelle c’è una sorta di vibrazione cromatica, come avviene in natura.